“DESIGN FOR DUCHENNE”, disponibili le prime Linee Guida per il progetto di costruzione o ristrutturazione di abitazioni per famiglie Duchenne.
Arriva a compimento, con la pubblicazione di questo importante volume dedicato alle famiglie e ai professionisti, il lavoro dell’Architetto Michele Marchi.
Il percorso è iniziato nel 2009 quando il Presidente di Parent Project Onlus Filippo Buccella insieme a Fabio Amanti hanno avuto un incontro con il Professor Giuseppe Mincolelli presso la Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Ferrara mirato a promuovere e sostenere l’attività universitaria finalizzata al miglioramento della qualità di vita dei ragazzi affetti dalla Duchenne.
A seguito di questo incontro nel settembre 2011 è stato siglato un protocollo di intesa tra Parent Project e l’Università degli Studi di Ferrara che prevedeva l’istituzione di alcune Borse di Studio e Dottorati di Ricerca tra i quali questo indirizzato alla realizzazione delle Linee Guida per il progetto di costruzione o ristrutturazione di abitazioni per le famiglie Duchenne.
L’ Esame di ammissione del Dottorato di Ricerca in Tecnologia dell’Architettura della durata di tre anni, che ha visto l’Architetto Michele Marchi aggiudicarsi il Dottorato, si è tenuto l’11 ottobre 2011 e Fabio Amanti ha fatto parte commissione esaminatrice in qualità di membro esperto della nostra associazione.
<<La Distrofia Muscolare di Duchenne>>, afferma Filippo Buccella, <<è una patologia complessa che ha bisogno di soluzioni “ad hoc” non solo in campo clinico ma anche nella vita di tutti i giorni. Ora, finalmente, la famiglia ha uno strumento concreto per migliorare, a seconda delle esigenze e delle abitazioni in cui risiede, la qualità di vita dei nostri figli>>
La stampa del volume è stata sostenuta dalle Onlus Parent Project e AltroDomani.
Il volume è disponibile gratuitamente per le famiglie di Parent Project Onlus e sarà distribuito in occasione della Conferenza Internazionale che si terrà a Roma dal 12 al 14 febbraio 2016 presso il The Church Palace Hotel e nei successivi incontri territoriali.
È anche possibile richiedere la pubblicazione inviando una mail a associazione@parentproject.it o telefonando al n° Verde 800 943 333
Aggiornamento sullo studio di fase III con tadalafil
Riceviamo e condividiamo gli aggiornamenti provenienti dalla company Eli Lilly in merito allo studio clinico di fase 3 con Tadalafil. Purtroppo l’analisi dei dati raccolti, non ha evidenziato nessun beneficio clinico dovuto alla somministrazione della molecola e pertanto la company ha deciso di interrompere lo studio che al momento era in fase di estensione in aperto.
Aggiornamento sullo studio di fase III con tadalafil
Vi scriviamo per comunicarvi con dispiacere un aggiornamento in merito al nostro studio di fase III con tadalafil, effettuato su circa 330 pazienti affetti da distrofia muscolare di Duchenne. Abbiamo recentemente completato l’analisi dei primi dati riguardante la fase in doppio cieco verso placebo e sfortunatamente non abbiamo evidenziato alcun dato di efficacia di tadalafil nel rallentare il declino della capacità deambulatoria nel 6 Minute Walk Distance (6MWD) rispetto al placebo nelle 48 settimane di osservazione. Nello studio vi erano anche altre valutazioni secondarie riguardanti sia la funzionalità motoria che altri test funzionali e anche qui non c’è stata alcuna evidenza di efficacia. Anche alcune analisi fatte su sottogruppi di pazienti che entravano nello studio con differente gravità della patologia non hanno evidenziato alcuna efficacia sull’obiettivo primario del 6MWD. I dati completi di efficacia e sicurezza dello studio saranno rivisti nelle prossime settimane.
Poiché lo studio non fornisce evidenza che una dose giornaliera di Tadalafil abbia efficacia nel rallentare il declino dell’abilità deambulatoria rispetto al placebo, la fase di estensione in aperto dello studio viene interrotta. Questa decisione è stata presa in accordo con un gruppo di esperti di questa patologia, che concorda nel bloccare la fase in aperto dello studio, nell’interesse di tutti i pazienti e delle loro famiglie. Tutti i centri di sperimentazione sono stati informati di tale decisione alla fine della scorsa settimana e sono state fornite loro le procedure di interruzione dei pazienti.
Da questi primi dati, gli eventi avversi osservati sono consistenti al profilo di sicurezza di tadalafil e della concomitante distrofia muscolare di Duchenne. In un sottostudio eseguito su 27 ragazzi che effettuavano una risonanza magnetica nucleare cardiaca, l’aumento medio del volume del ventricolo sinistro era maggiore nel gruppo che assumeva tadalafil rispetto al placebo. Altri marcatori della funzionalità cardiaca come la frazione di eiezione negli ecocardiogrammi è risultata essere simile al placebo. Analisi successive sono in corso con un gruppo di cardiologi esperti in Duchenne per una migliore interpretazione clinica e per comprendere la rilevanza di questi dati raccolti.
Lavoreremo insieme alle varie associazioni di pazienti nei prossimi mesi per organizzare una comunicazione dei risultati finali e fornire l’opportunità alle famiglie di fare eventuali domande. Inoltre i risultati dello studio saranno sottomessi ai meeting scientifici e a quelli delle associazioni pazienti. Verrà inoltre sottomessa una pubblicazione di tutti i risultati dello studio in una rivista scientifica.
Vogliamo ringraziare sinceramente le famiglie che hanno partecipato a questa ricerca per il tempo speso e per il loro impegno. Ovviamente questi non sono i risultati che speravamo, tuttavia essi forniscono una risposta definitiva ad una importante e urgente interrogativo emerso da convincenti dati pre-clinici e clinici. Speriamo che i nuovi dati provenienti da questo studio, che includono misurazioni funzionali, qualità della vita, test di laboratorio, misurazioni di funzionalità cardiaca e dati di muscle imaging, possano essere utilizzate per un ulteriore progresso della conoscenza della distrofia muscolare di Duchenne e per il disegno di nuove future ricerche.
B Solidale per la Diversa Abilità scende in campo con Parent Project Onlus
Continua sui campi della Serie B ConTe.it il Campionato della Solidarietà attraverso B Solidale Onlus: dal 6 febbraio al 15 marzo è la volta di Parent Project Onlus, l’Associazione di genitori di bambini e ragazzi con la distrofia muscolare di Duchenne e Becker, scelta tra le cinque organizzazioni non profit coinvolte – per la Stagione Sportiva 2015 - 2016 – nel progetto B Solidale, la Piattaforma di Responsabilità Sociale con la quale la Lega B e le 22 Società associate si confrontano con il Terzo Settore.
Parent Project Onlus avrà a disposizione 7 giornate di Campionato – 77 partite complessive – in occasione delle quali potrà far conoscere al pubblico della Serie B gli effetti della distrofia muscolare di Duchenne e Becker su bambini e ragazzi. Lega B, Club, Aziende partner, quotidiani sportivi e licenziatari audiovisivi daranno all’Associazione un’importante occasione di visibilità per sensibilizzare sulle tematiche trattate.
Il Progetto, denominato “Le emozioni della Duchenne”, si pone come obiettivo la creazione di un servizio dedicato alle famiglie, con figli affetti dalla patologia, che risponda ai bisogni del paziente e dell’intero nucleo familiare. L’azione messa in atto permetterà di supportare psicologicamente l’intero nucleo familiare durante le visite ospedaliere e le sperimentazioni cliniche. Il progetto nasce dalla consapevolezza di quanto il benessere del paziente sia inestricabilmente legato al benessere della sua famiglia e della comunità in cui vive. Da alcuni anni, infatti, l’approccio riabilitativo alla persona disabile risulta sempre più orientato nella direzione di una presa in carico complessiva che consideri e restituisca importanza e valore a tutti i membri della sua famiglia; questa specifica modalità di approccio è definita “Family Centered Care”.
PER MAGGIORI INFORMAZIONI
Parent Project Onlus
Tel. 06/66182811
www.parentproject.it
B Solidale Onlus
info@bsolidale.it
www.bsolidale.it
Distrofia muscolare di Duchenne: scoperto un fattore che consente di attenuare gli effetti di alcune mutazioni
Lo studio realizzato da un team della Sapienza, apre nuove prospettive nella cura della malattia genetica. La ricerca, sostenuta da ERC, Fondazione Telethon e Parent Project, è stata pubblicata su Nature Communications
Tutto è partito dall’osservazione di un paziente di diciotto anni affetto da Distrofia Muscolare di Duchenne, che contro ogni aspettativa rispetto all’età, era ancora in grado di camminare e muoversi in maniera autonoma.
La distrofia di Duchenne è la malattia neuromuscolare più frequente dell’infanzia che causa la degenerazione del tessuto muscolare e quindi la progressiva perdita delle capacità motorie oltre a gravi compromissioni dell’attività cardio-respiratoria. La base genetica del difetto consiste in mutazioni all’interno del gene che codifica per la proteina distrofina.
Nel caso del paziente in esame, il gene della distrofina è PRIVO di una specifica porzione, l’esone 44. Da tale gene dovrebbe derivare un mRNA privo di questa regione e incapace di produrre la proteina, causando l’insorgenza della malattia. I ricercatori del laboratorio di Biologia e Biotecnologie “Charles Darwin”, coordinati da Irene Bozzoni, hanno mostrato l’inattesa capacità di questo paziente di produrre, seppur a bassi livelli, una distrofina funzionale grazie alla mancanza nelle molecole del suo mRNA di una seconda regione, l’esone 45.
Lo stesso gruppo di ricerca ha dimostrato che il motivo di ciò risiede nella mancanza di un fattore, Celf2a, che determina l’assenza dell’esone 45 nell’mRNA e permette pertanto al paziente di “auto-curarsi”.
La scoperta del team della Sapienza, pubblicata sulla rivista Nature Communications, è estremamente importante per la messa a punto di terapie efficaci contro la malattia. Infatti l’inibizione del fattore Celf2a potrebbe essere il punto di partenza per aumentare l’efficacia delle terapie basate sullo skipping dell’esone 45, là dove questo risultato consenta il ripristino della produzione di distrofina.
“Tale lavoro – spiega Irene Bozzoni - rappresenta un esempio di brillante di integrazione tra la ricerca clinica e quella molecolare. Biologi e medici stanno facendo la staffetta per una corsa contro il tempo nell’individuazione di una cura efficace contro questa malattia. Il risultato raggiunto – prosegue Bozzoni – ci fa ben sperare di essere nella direzione giusta”.
La ricerca è stata finanziata da ERC, Fondazione Telethon e Parent Project.
"Siamo felici di avere contribuito a sostenere questo studio" commenta Filippo Buccella, presidente di Parent Project onlus. "Questo risultato conferma ancora una volta l'importanza di una piena comprensione dei meccanismi biologici alla base della patologia, anche rispetto allo sviluppo di nuovi possibili strategie terapeutiche".
The lack of the Celf2a splicing factor converts a Duchenne genotype into a Becker phenotype J. Martone, F. Briganti, I. Legnini, M. Morlando, E. Picillo, O. Sthandier, L. Politano, & I. Bozzoni
Nature Communications 7, Article number: 10488 doi:10.1038/ncomms10488
Info
Irene Bozzoni, Dipartimento di Biologia e Biotecnologie “Charles Darwin” e Center for life Nano Science - IIT
M (+39) 335 6404259
irene.bozzoni@uniroma1.it
Givinostat: aggiornamento sullo studio clinico
Riceviamo da Italfarmaco e pubblichiamo un aggiornamento sul trial clinico con Givinostat, lo studio di fase 1/2 con l’inibitore delle istone deacetilasi iniziato a Maggio 2013 e ora in fase di estensione.
Italfarmaco sta conducendo uno studio clinico denominato “Studio in due parti per valutare la sicurezza, tollerabilità, la farmacocinetica, gli effetti sull’istologia e nei differenti parametri clinici di givinostat in pazienti deambulanti con distrofia muscolare di Duchenne” (Informazioni disponibili sul sito: www.clinicaltrials.gov/show/NCT01761292).
Givinostat è un inibitore HDAC che ha già mostrato in studi preclinici effettuati dal team di ricerca guidato da Pier Lorenzo Puri, di essere in grado di determinare un aumento dell’area muscolare ed una riduzione dell’infiammazione e della fibrosi.
Lo studio clinico è cominciato a Maggio 2013 e sono stati reclutati 20 bambini dai 7 ai 10 anni in 4 centri in Italia (Ospedale Bambin Gesù – Roma, Policlinico Gemelli – Roma, Policlinico Martino – Messina, Ospedale Maggiore Policlinico – Milano).
PRIMA PARTE: Durante questa fase, cominciata a Maggio 2013, i bambini arruolati sono stati suddivisi in gruppi e trattati con givinostat a 3 differenti dosaggi (dose bassa, intermedia e alta). Nel corso dell’intero periodo sono stati raccolti ed analizzati i dati relativi alla sicurezza e alla tollerabilità di givinostat, con lo scopo di identificare il dosaggio ottimale, da somministrarsi durante la seconda parte dello studio.
La dose bassa ed intermedia sono risultate generalmente ben tollerate: in entrambi i casi gli unici effetti collaterali riscontrati sono stati alcuni episodi di diarrea, che si sono risolti spontaneamente, e di abbassamento piastrinico di lieve entità.
SECONDA PARTE: La seconda parte dello studio è cominciata a Luglio 2013 e si è conclusa a Luglio 2014.
L’obiettivo principale era quello di dimostrare, attraverso l’analisi delle biopsie muscolari effettuate prima e dopo un anno di trattamento con givinostat, che questo potente inibitore HDAC era in grado di stimolare la rigenerazione muscolare.
I risultati dell’analisi istologica, presentati a Febbraio 2015 durante la Conferenza di Parent Project Onlus svoltasi a Roma, hanno confermato che givinostat aumenta l’area delle fibre muscolari, diminuisce la fibrosi e la necrosi e riduce la sostituzione adiposa.
ESTENSIONE 1 e 2: Visti i risultati istologici positivi, il protocollo clinico è stato emendato e lo studio è stato prolungato fino a Luglio 2016.
Attualmente, 18 bambini sono in trattamento con givinostat ed eseguono periodicamente test sulla funzionalità muscolare (6MWT, NSAA e PUL) e test sulla funzionalità polmonare. Inoltre sono sottoposti a visite periodiche (ogni 2 mesi circa) ed eseguono ECG ed esami di laboratorio per valutare la sicurezza e la tollerabilità di givinostat somministrato cronicamente per lunghi periodi.
Ulteriori aggiornamenti dello studio verranno presentati durante la Conferenza di Parent Project Onlus che si terrà a Roma il 13 e 14 Febbraio 2016.
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Parent Project onlus ha supportato e continuerà a supportare le famiglie dei pazienti arruolati. Psicologhe specializzate, precedentemente formate dallo staff di Parent Project Onlus, seguono le famiglie nei centri coinvolti. Gli specialisti affiancano l’équipe medica dell’ospedale, accogliendo le esigenze dei familiari, ascoltando, supportando e condividendo le speranze e le paure con le famiglie e i pazienti coinvolti nel lungo percorso che li attende, comprendendo colloqui individuali se richiesti e/o ritenuti necessari.
Un po’ di aggiornamenti sulla legge 40
Nel corso degli ultimi anni abbiamo spesso pubblicato sul nostro sito le notizie e i cambiamenti relativi alla legge 40, una legge molto importante anche per la nostra comunità perchè affronta un tema molto complesso e delicato, ovvero quello dell’accesso alla procreazione medicalmente assistita (PMA) e della diagnosi genetica pre-impianto (PDG). Questa tecnica consente di effettuare una diagnosi genetica sugli embrioni ottenuti attraverso fecondazione in vitro e di trasferire, quindi, solo quelli in cui non è presente il difetto genetico.
Si tratta sicuramente di una delle leggi più discusse e modificate ed è per questo che abbiamo ritenuto utile ripercorrere la sua storia, facendo il punto della situazione attuale.
La legge del 19 febbraio 2004, n.40, dal titolo “Norme in materia di procreazione medicalmente assistita” è nata con l’intento di disciplinare la procreazione medicalmente assistita o PMA al fine di favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o infertilità umana.
Ma facciamo un passo indietro con un piccolo riepilogo: cos’è la PMA? In base alla definizione del ministero della salute, per Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) si intende l’insieme di tutti quei trattamenti per la fertilità nei quali i gameti, sia femminili (ovociti) che maschili (spermatozoi), vengono trattati al fine di determinare il processo riproduttivo.
In base a quanto originariamente stabilito, la legge 40 consentiva l’accesso a tale tecnica solo alle coppie sterili o con infertilità inspiegata documentata. La legge inoltre imponeva alcuni divieti tra cui:
- divieto di fecondazione eterologa (fecondazione che utilizza seme od ovulo proveniente da un donatore esterno alla coppia);
- divieto di produzione di più di tre embrioni e obbligo contemporaneo di impianto di tutti gli embrioni;
- divieto di crioconservazione (conservazione dei gameti e degli embrioni utilizzando basse temperature);
- divieto di diagnosi pre-impianto (ovvero diagnosi dell’embrione prima dell’impianto nell’utero);
- divieto di accesso alla fecondazione assistita per i single e le coppie omosessuali.
E le coppie fertili ma portatrici di gravi patologie genetiche? Se da un lato esiste una tecnica che ha tra le potenzialità anche quella di prevenire la trasmissibilità di patologie genetiche, dall’altro vi è una legge che ne ostacola l’utilizzo. Ed è proprio per questa e per altre incongruenze che, da quando tale legge è entrata in vigore, si sono succedute una serie di proteste e di ricorsi che in questi 11 anni hanno fatto cadere i vari paletti.
La prima modifica risale al 2008: con essa l’accesso viene esteso anche alle coppie portatrici di HIV, Epatite B e C, malattie sessualmente trasmissibili. Sempre nel 2008, il Tar del Lazio rimuove il divieto di diagnosi pre-impianto per le coppie infertili. Nel 2009 cadono anche il divieto di produzione di più di tre embrioni, l’obbligo contemporaneo di impianto di tutti gli embrioni e il divieto di crioconservazione, mentre nel 2014 la Corte Costituzionale dichiara illegittimo anche il divieto del ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo. Ad abbattere anche l’ultimo ma importantissimo limite di questa legge è stata la sentenza del 14 maggio 2015 della Corte Costituzionale, che concede l’accesso alla diagnosi pre-impianto e alla conseguente procreazione medicalmente assistita anche alle coppie fertili ma portatrici di patologie genetiche. Tale sentenza è entrata in vigore con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale l’11 giugno 2015.
Rimane in vigore il divieto di accesso alla fecondazione assistita per i single e le coppie omosessuali.
Queste modifiche, e in particolare l’ultima decisione della Corte Costituzionale in merito alle coppie portatrici di patologie genetiche trasmissibili, sono un traguardo molto importante per tutte quelle coppie che per anni hanno lottato per vedere riconosciuto il proprio diritto alla genitorialità consentendo loro di vivere il periodo della gravidanza in modo più sereno.
Per poter avere maggiori informazioni anche in merito ai centri che effettuano la PMA, sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità http://www.iss.it/rpma/ è presente l’elenco dei centri clinici suddivisi per regione in cui è indicato il tipo di servizio, pubblico o privato, e il livello delle tecniche di PMA utilizzate. Queste ultime si suddividono in base al diverso grado d’invasività tecnica e di complessità in I, II e III livello. Maggiori dettagli sui tre livelli di tecniche e su tutte le indicazioni delle procedure e delle tecniche di procreazione medicalmente assistita, sono contenute nelle nuove linee guida pubblicate a luglio 2015 e presenti anch’esse sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità nel sito http://www.iss.it/rpma/?lang=1&id=564&tipo=5.
SOSPESA LA SOMMINISTRAZIONE E IL RECLUTAMENTO NEL TRIAL CLINICO CON HT-100
É stata sospesa la somministrazione e il reclutamento di nuovi pazienti in tutte le coorti del trial HALO, uno studio di valutazione della molecola HT-100 nei pazienti con distrofia muscolare di Duchenne, una patologia rara che causa la degenerazione muscolare e una morte prematura. Siamo rattristati di annunciare che uno dei pazienti nello studio, trattato con 60 microgrammi/kg/d (la dose più elevato dello studio) sta manifestando un grave problema di salute pericoloso per la vita, la company sta lavorando con l'FDA per analizzare la situazione. Non sappiamo ancora fino a che punto i problemi di salute del paziente sono correlati a HT-100 e/o ad altri fattori.
Cosa sta facendo Akashi per analizzare la situazione?
Stiamo monitorando attentamente la situazione medica del paziente e siamo stati in stretta comunicazione con il ricercatore principale dello studio del centro in cui il paziente era trattato. Allo stesso tempo siamo coinvolti in dialoghi in corso con l'FDA e stiamo sviluppando un piano di indagine per comprendere meglio le possibili cause di questi gravi problemi di salute del paziente.
Problemi di salute di questo tipo sono mai stati osservati in precedenza nel trial HALO?
Nessuno degli altri pazienti nel programma clinico ha avuto un problema di salute di questo tipo o di questa gravità. Ad oggi, i pazienti nelle tre coorti al dosaggio più basso sono stati trattati con HT-100 per un periodo che va da 11 a 19 mesi, che corrisponde a un totale di più di 20 pazienti-anno di dati favorevoli, con nessun'altro evento avverso serio legato alla molecola in studio, questo paziente invece aveva ricevuto HT-100 a un dosaggio più alto per circa due settimane. Un'analisi sulla sicurezza ed efficacia condotta da HALO nel corso dello studio e comunicata a giugno 2015, aveva mostrato risultati promettenti per i ragazzi e i giovani adulti partecipanti al trial con HT-100 ai dosaggi più bassi, tra cui dati a supporto di un miglioramento della forza muscolare con nessun evento avverso serio correlato alla molecola in studio.
Perche Akashi ha sospeso lo studio?
Il trial è stato sospeso sulla base delle discussioni con la FDA, per consentirci di avere il tempo di comprendere meglio le circostanze che hanno portato a questa condizione del paziente. Continueremo a confrontarci con la FDA e forniremo le informazioni non appena l’indagine sarà completa. I nostri programmi pre-clinici e clinici in fase più precoce nella distrofia muscolare di Duchenne con le molecole sperimentali DT-200 e AT-300 non subiranno cambiamenti.
Quando riprenderà lo studio?
La nostra intenzione è quella di riprendere il trial una volta che le nostre indagini relative alle cause della condizione del paziente saranno completate e Akashi e l’FDA saranno soddisfatte che qualsiasi misura che potrebbe essere necessaria possa essere eseguita per comprendere queste cause. Essendo nella fase iniziale di questa indagine, non possiamo fornire una previsione delle tempistiche. Come sempre la nostra principale priorità è la sicurezza del paziente.
Cosa dovrebbero sapere i pazienti coinvolti nello studio o che pianificano di prenderne parte?
Se le famiglie dei pazienti che stavano partecipando allo studio o pianificavano di partecipare al trial con HT-100 hanno qualsiasi domanda, possono contattare Akashi scrivendo a trialinfo@akashirx.com o allo sperimentatore principale del loro centro clinico.
Vita Indipendente: una RE.A.L.T.A’ possibile
Il concetto di Independent Living si focalizza sulla necessità di garantire a tutti i membri della società le stesse opportunità di partecipazione alle attività della vita sociale. Per fare questo è necessario partire dalla comprensione profonda dei loro bisogni. La definizione di Vita Indipendente nasce negli USA della fine degli anni '60 in California. Un gruppo di studenti con gravi disabilità per frequentare l'università di Berkeley era costretto a vivere in condizioni di ospedalizzazione. I fermenti culturali e politici di quei tempi e soprattutto di quei luoghi, la presenza di forti movimenti di liberazione e autoaffermazione (neri, donne, omosessuali e via dicendo) ha prodotto in quegli studenti disabili la consapevolezza che anche loro avrebbero potuto gestire e controllare direttamente la loro vita, senza dover attendere servizi e assistenza organizzati da altri. L'ambiente era fertile e il movimento detto della "Vita Indipendente" in pochi anni si diffuse, prima in tutti gli USA e poi negli altri continenti. In Europa questi concetti attecchirono soprattutto a partire dai Paesi del nord (Svezia, Irlanda e Regno Unito) tramite l’ENIL (European Network on Independent Living). Negli anni '70, mentre nel mondo si diffondeva il movimento per la vita indipendente, in Italia si costituirono le prime comunità, come alternativa agli istituti. Tutte comunque basate su una assistenza fortemente legata al volontariato. Solo nel 1991 nasce ENIL Italia.
Il concetto di Vita Indipendente precede di molti anni la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità del 2006, e ha anzi avuto un ruolo molto importante nella preparazione e nella definizione della Convenzione stessa, soprattutto rispetto all’articolo 19* (Vita indipendente ed inclusione nella società); e tuttavia esso ha ispirato molti altri articoli della stessa convenzione. L’articolo 19 della Convenzione ONU regolamenta il diritto di ognuno di scegliere dove, con chi e come vivere la propria vita. All’interno dell’irrisolto dibattito tra “indipendenza” e “interdipendenza”, ENIL ritiene che tutte le persone siano interdipendenti e che il concetto di Vita Indipendente non si opponga in nessun modo a questo. Vita Indipendente, infatti, non significa essere indipendenti da altre persone, ma avere la libertà di scelta e di controllo sulla propria vita e sul proprio stile di vita.
Proprio in questa direzione, la nozione di vita indipendente è strettamente connessa a quella di “comunità integrata” (Leys, De Rouck, 2005) che implica la necessità di non istituzionalizzare gli individui se non strettamente necessario; questo concetto non fa riferimento solo alla collocazione fisica in un luogo piuttosto che in un altro, ma anche alla partecipazione del soggetto alle attività comunitarie. Questa nuova concezione coinvolge anche il mondo dei servizi, che devono essere pensati per supportare il più a lungo possibile le persone nelle proprie abitazioni e nelle proprie comunità di appartenenza. In questo senso, il concetto di Independent Living, oltre che come filosofia e come movimento sociale, può essere inteso anche come un modello di supporto che, partendo dalle reali esigenze degli utenti, promuova la creazione di nuovi servizi di assistenza e che porti all’identificazione del potenziale che le tecnologie possono avere in questo processo.
Proprio questo il motore che ha portato alla scrittura e alla realizzazione del progetto RE.A.L.T.A’ – Rete Assistenza Lavoro Tempo Libero e Autonomia - Iniziativa di formazione ed innovazione per sperimentare il matching domanda/offerta tra operatori e famiglie dei ragazzi affetti da DMD/BMD. Il progetto intende realizzare due azioni specifiche: una di formazione secondo la metodologia blended learining (dunque misto aula e e-learning) ed una di sperimentazione di un particolare tipo di banca dati gestibile consultabile on line. L’idea è quella di un portale che metta in rete pazienti e famiglie con operatori disposti a fornire prestazioni assistenziali ritagliate sui bisogni specifici richiesti. Il percorso formativo, molto ampio, prevede un calendario di incontri in parte già avviati, su tutto il territorio nazionale, il prossimo dei quali si terrà il 28 febbraio 2016 a Rovigo.
Par maggiori informazioni sul progetto e sulle date consultare il nostro sito.
*Articolo 19 della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità: «Gli Stati Parti alla presente Convenzione riconoscono il diritto di tutte le persone con disabilità a vivere nella società, con la stessa libertà di scelta delle altre persone, e adottano misure efficaci ed adeguate al fine di facilitare il pieno godimento da parte delle persone con disabilità di tale diritto e la loro piena integrazione e partecipazione nella società, anche assicurando che: (a) le persone con disabilità abbiano la possibilità di scegliere, su base di uguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere e non siano obbligate a vivere in una particolare sistemazione; (b) le persone con disabilità abbiano accesso ad una serie di servizi a domicilio o residenziali e ad altri servizi sociali di sostegno, compresa l’assistenza personale necessaria per consentire loro di vivere nella società e di inserirvisi e impedire che siano isolate o vittime di segregazione; (c) i servizi e le strutture sociali destinate a tutta la popolazione siano messe a disposizione, su base di uguaglianza con gli altri, delle persone con disabilità e siano adattate ai loro bisogni».
Conferenza internazionale sulla distrofia muscolare di Duchenne e Becker
Si terrà a Roma dal 12 al 14 febbraio 2016, presso il The Church Palace Hotel, la conferenza internazionale sulla distrofia muscolare di Duchenne e Becker, iniziativa importantissima per la nostra comunità.
L’evento si aprirà il 12 febbraio alle ore 15 con dei piccoli gruppi di discussione, dagli aspetti sanitari e medici a quelli sociali e comunque connessi con la vita quotidiana. Nella giornata di sabato 13 e la mattina di domenica 14, invece, l’attenzione sarà focalizzata sugli aggiornamenti della ricerca scientifica, in particolare sulle sperimentazioni in corso e future.
I trial clinici per la Duchenne sono stati fin dall’ inizio una realtà che ha considerato esclusivamente la popolazione dei pazienti deambulanti di età superiore ai 5 anni. Nell’ ultimo anno questo scenario ha iniziato a cambiare poiché, non solo alcuni tra gli approcci sperimentali in fase di studio clinico più avanzato si sperimentano oggi in popolazioni di pazienti fino ad ora mai considerate, ma ci sono anche nuovi studi clinici che hanno scelto di iniziare il proprio percorso sperimentale partendo proprio da queste popolazioni meno note.
Inizia dunque una nuova sfida per la nostra comunità, elaborare protocolli di studio efficaci che siano funzionali a comprendere chiaramente l’impatto dei trattamenti nella popolazione complessiva dei pazienti, andando oltre i limiti di età e deambulazione fino ad ora applicati. I due giorni di conferenza ripercorreranno questo cambiamento, partendo dai trial clinici disegnati per una sola popolazione di pazienti arriveremo ad affrontare quelli rivolti alla popolazione complessiva dei pazienti, esaminando insieme le difficoltà e le possibili soluzioni che speriamo possano rendere più velocemente disponibili nuove terapie per l’intera comunità.
Per iscriversi alla conferenza basta registrarsi a questo link
Per la prenotazione alberghiera presso il The Church Palace potrete scrivere a: romecongress@thechurchpalace.com facendo riferimento alla Conferenza di Parent Project Onlus. Per altre soluzioni alberghiere e camere accessibili è possibile contattare Fabio Amanti scrivendo a: conferenza@parentproject.it o chiamando al 3358786237.
Sarà possibile aggiornare il registro pazienti nelle seguenti fasce orarie:
- 13 Febbraio 11:00 - 12:00 e 17:30 - 18:30
- 14 Febbraio 10:00 - 12:00
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