In questi giorni così complessi per tutti i pazienti che convivono con la distrofia muscolare di Duchenne e Becker e per le loro famiglie, abbiamo chiesto a Filippo Buccella di aiutarci a chiarire a che cosa servono le mascherine e come devono essere utilizzate, raccontandoci anche quale routine di prevenzione sta seguendo a livello personale e in casa.

Filippo, oltre ad essere il genitore che ha fondato Parent Project nel 1996 – dopo aver ricevuto la diagnosi di DMD per suo figlio Luca – è un farmacista, impegnato, come tanti suoi colleghi, ad accogliere preoccupazioni e richieste dei cittadini in queste settimane difficili.

In calce all’intervista troverete una scheda scaricabile che riepiloga quali sono le diverse tipologie di mascherine esistenti in commercio e le regole di base da seguire per la loro corretta disinfezione.

Filippo, tu sei uno dei genitori costretti ad uscire da casa per andare al lavoro. Quali sono le azioni quotidiane che metti in atto per la tua sicurezza sanitaria e per quella di Luca?  Cosa fai quando sei fuori casa e cosa fai quando rientri?

Dai primissimi giorni del mese di marzo, il periodo nel quale ci siamo resi conto della gravità di questa situazione, Giacomo e Tommaso, i miei due figli che studiano all’università fuori Roma sono tornati a casa insieme a Luca e anche Giulia ha smesso di andare al liceo. Per loro, come per molti in Italia, è iniziato il periodo di isolamento in casa.

Il mio lavoro di farmacista, però, mi ha obbligato a cambiare completamente le mie abitudini.

Prima di tutto c’è stata una decisione dolorosa di interrompere qualsiasi manifestazione “fisica” di affetto tra noi: stop agli abbracci, ai baci e anche ad una semplice pacca sulla spalla. Una scelta sofferta per noi che siamo di solito molto fisici.

Poi mi sono organizzato una specie di procedura post-atomica: la sera quando rientro a casa mi sforzo di non toccare nulla, fino a raggiungere il bagno, tolti i vestiti che lascio sempre nel mio personale cesto in bagno, faccio una doccia con doppio lavaggio con sapone, poi in pigiama vado a cena insieme ai ragazzi, anche qui cerco di limitare qualsiasi “contaminazione” di cibi o piatti comuni.

Io sono certamente molto fortunato perché Giacomo attualmente, con l’aiuto dei suoi fratelli, aiuta Luca per qualsiasi sua esigenza. Questo mi semplifica molto la vita perché altrimenti la distanza tra me e Luca si sarebbe certamente ridotta in questi giorni e probabilmente questo avrebbe potuto aumentare i rischi per lui.

È difficile dare raccomandazioni sensate in questi giorni così difficili, però secondo me potrebbe essere utile che una sola persona per famiglia, e possibilmente sempre la stessa, esca per fare la spesa e tenga a mente la mia procedura “post-atomica” quando rientra a casa.

Un altro punto su cui mi sono impegnato è quello di utilizzare regolarmente le mascherine ed i guanti, imparando a mettere e a togliere ed a gettare sempre i guanti e a disinfettare sempre le mascherine secondo una specifica procedura (riportata in seguito sul testo, NdR), abituandomi a fare sempre gli stessi gesti, come ad esempio decidere un posto, ed uno solo, per mettere i vestiti che uso all’esterno, evitando che altri della famiglia possano o debbano toccarli.

Io tengo un cestino vicino alla porta per gettare i guanti in modo da evitare di toccare l’interno della casa con i guanti con cui magari ho toccato il carrello del supermercato oppure i tasti dell’ascensore o le maniglie del cancello e delle porte del condominio.

Non è molto, ma è quello che mi sono abituato a fare nei giorni passati.

Sicuramente non siamo al sicuro da tutti i rischi, ad esempio il fatto di mangiare insieme allo stesso tavolo (anche se una sola volta al giorno) può rappresentare un rischio però secondo me bisogna comunque trovare un equilibrio che funziona nella nostra vita quotidiana, che in questo momento è sicuramente molto complessa.

Ci aiuti a capire meglio la questione delle mascherine? Le mascherine servono?

Bisogna ripensare un po’ il ruolo delle mascherine, infatti portare la mascherina è una forma di rispetto per le persone che abbiamo intorno. Il Covid-19 si trasmette attraverso le migliaia di goccioline che escono dalla nostra bocca e dal nostro naso quando parliamo, respiriamo, starnutiamo e tossiamo.

Quindi in una fase così seria, con una enorme quantità di contagi, è fondamentale limitare il rischio di diffondere questo virus ancora di più e quindi all’esterno delle nostre case è determinante utilizzare bene le mascherine.

Il loro ruolo protettivo, cioè per evitare l’infezione a chi le porta, non è dimostrato.

In casa, insieme alla propria famiglia, soprattutto se nessuno, o una sola persona esce di casa, è inutile portare la mascherina escluso in quei casi in cui ci si prende cura di un figlio o un fratello con la distrofia muscolare di Duchenne. È chiaro che se a prendersi cura di loro è qualcuno che sta sempre a casa la mascherina può essere superflua. Se però è la stessa persona che esce e che si prende cura di un ragazzo con la Duchenne allora diventa importante, quanto più i ragazzi sono grandi e il loro sistema respiratorio è compromesso.

Cosa ci puoi dire riguardo alla situazione dell’approvvigionamento di mascherine? È difficile trovarne?

La situazione sta migliorando, ma le mascherine rimangono difficili da reperire; purtroppo c’è chi se ne approfitta. I prezzi di mercato non dovrebbero superare 1,5 euro al pezzo per le mascherine chirurgiche, 8 euro per la tipologia ffp 2 e 10 euro per la tipologia ffp3 (vedere la scheda allegata). Se non si trovano a questi prezzi, è sufficiente uscire con una sciarpa o un fazzoletto che copra la nostra bocca.

È davvero importante ribadirlo: la mascherina ha la funzione di evitare un possibile contagio di altri da parte nostra (in tanti potremmo essere portatori asintomatici e non saperlo). Non garantisce al 100% una protezione dal virus per chi la indossa.

Avete dubbi o domande su questo argomento? Potete scrivere nei commenti qui sotto oppure contattare il CAD (centroascolto@parentproject.it) o l’area Scienza (scienza@parentproject.it).