Lo scorso 20 maggio, alle ore 11.30, presso la palestra del Campus “Leonardo Da Vinci” di Umbertide (PG), si è svolta una partita amichevole di baskin (basket integrato) tra la squadra locale e una squadra proveniente da Lucca.

Grazie all’iniziativa di Silvio Bartolini, un insegnante della scuola che, nella vita, è anche allenatore di basket, e al sostegno della Fondazione Moveo, oltre che al supporto di Comune e Asl locale,  il Campus nel corso di quest’anno scolastico ha dato vita ad un progetto dedicato al “baskin”, ossia il basket per tutti, adattato per coinvolgere giocatori con e senza disabilità. Ogni venerdì pomeriggio, studenti dell’istituto e non, giocatori del Basket Club Fratta e dilettanti si incontrano per allenarsi e giocare insieme.

Inoltre, per favorire l’abilità di giocatori con specifiche limitazioni nei movimenti, tra cui uno studente che convive con la distrofia muscolare di Duchenne,  alcuni insegnanti ingegneri si sono resi disponibili per progettare insieme ad alcuni alunni del quinto anno un dispositivo telecomandato per il lancio automatico di palle.

Il prof. Bartolini ha proposto alla scuola di creare un progetto legato al baskin dopo aver seguito una formazione specifica su questa disciplina e ha coinvolto sia alcuni giocatori del Basket Club Fratta, che allena, sia ragazzi della scuola media e superiore del Campus.

«Credo in questo sport perché promuove l’integrazione; non si tratta di fare assistenzialismo, bensì di creare un contesto in cui giocatori con e senza disabilità possano giocare e divertirsi insieme. Il progetto poi ha visto la scuola attivarsi a più livelli, grazie al coinvolgimento dei ragazzi che hanno ideato il dispositivo e che porteranno questo progetto all’esame di stato. Sarebbe bello creare un’altra squadra di baskin in Umbria, a partire dall’esperienza di Umbertide» spiega l’insegnante.

Racconta Guglielmo Mezzanotte, 17 anni: «All’inizio, quando il prof. Bartolini ha mi ha proposto di partecipare agli allenamenti, non ero tanto interessato. Poi ho provato e mi sono trovato bene: i ragazzi del gruppo sono simpatici e ci si diverte. Il gruppo ha una composizione variabile, la formazione non è fissa perché a volte si aggiungono ragazzi che vogliono venire a provare il gioco, poi ci sono i giocatori del club di basket locale. A causa della mia patologia, non potevo alzare bene le braccia e venivo aiutato per fare canestro, inoltre ci sono canestri a diverse altezze; ora, però, utilizzerò il dispositivo per lanciare le palle, che mi permetterà di giocare in completa autonomia. Questa esperienza mi piace».

Alessandro Citti frequenta il Campus e gioca a basket nella squadra allenata da Bartolini. «Alcuni di noi del Basket Club Fratta, data la nostra familiarità con questo sport, abbiamo iniziato a fare da tutor per affiancare i ragazzi del gruppo di baskin. È un gioco che permette a ragazzi con disabilità di avvicinarsi ad uno sport che non avrebbero preso in considerazione, e a tutti quanti, a prescindere dalle diverse abilità di ciascuno, di divertirsi, tenersi in forma e conoscere altre persone. Per me e altri compagni ha rappresentato un punto di incontro in più con alcuni ragazzi con disabilità delle nostre classi, al di fuori dai banchi di scuola. Rispetto alla pratica classica del basket, direi che il baskin è più socializzante: ci si diverte di più ed è facile inserire anche giocatori neofiti».

Andrea Starnini insegna nella sezione tecnologica del Campus. «La sfida era quella di far partecipare anche eventuali giocatori con mobilità molto ridotta. Insieme a 2 ragazzi della V Energia, impegnati anche nel gruppo di baskin, e in collaborazione con altri studenti abbiamo ideato questo dispositivo, creato attraverso la stampa 3D ed utilizzabile tramite un joystick ed un pad. Per ora lo strumento è tarato per lanciare palline da ping pong, più leggere ed adatte ad essere manovrate dalla carrozzina. I ragazzi hanno seguito tutte le fasi del progetto, motivati dalla necessità di dare un’applicazione pratica immediata alla loro idea. Era un progetto “su commessa”, insomma. Siamo partiti da un disegno tramite CAD, fino ad arrivare all’assemblaggio dello strumento, che include anche alcuni elementi di automazione e componenti elettronici, come i sensori per misurare le distanze.
Da un punto di vista didattico, è importante per gli studenti sperimentare come, per passare da un’idea ad un prodotto, ci vogliano tempo e pazienza e si possano anche fare degli errori. Il dispositivo è un prototipo che può essere migliorato; ad esempio potrebbe essere sviluppato ulteriormente con il bluetooth
».

Paolo Arcelli svolge il ruolo di direttore tecnico della Fondazione Moveo di Umbertide, che ha contribuito alla realizzazione del progetto. «La Fondazione è nata nel 2016 e ha un focus sulle giovani generazioni e la promozione dello sport. Un gruppo di imprese del territorio ha deciso di mettere a disposizione risorse con la finalità di promuovere il valore dello sport per tutti i giovani, anche in presenza di situazioni di disagio o disabilità. Le scuole sono, naturalmente, un punto di riferimento essenziale per il nostro lavoro. Quando ci è stato proposto il progetto legato al baskin, lo abbiamo accolto immediatamente perché rispecchia in pieno i nostri valori, concretizzando l’integrazione tra ragazzi con abilità diverse, che giocano alla pari, confrontandosi allo stesso livello. Molto interessante è anche l’aspetto tecnologico del progetto, con la creazione di questo dispositivo che permetterà ai giocatori con specifiche difficoltà fisiche di superare gli ostacoli e partecipare appieno al gioco».