nejm_logoE’ stato pubblicato su The New England Journal of Medicine di ottobre un nuovo studio di fase I che indaga gli effetti di una mini-Distrofina impiegata come terapia genica su pazienti DMD.
La ricerca è stata condotta su 6 bambini affetti da Duchenne di età compresa tra i 5 e gli 11 anni, con mutazione di ‘frameshift’ con delezioni da uno a quindici esoni. A tutti i pazienti è stato somministrato un rAAV (vettore virale adeno-associato ricombinante) contenente una mini-distrofina, cioè solo una parte della sequenza codificante per la proteina (pari al 40%), tramite un’iniezione nel bicipite. Il vettore virale ha il ruolo di veicolare porzioni geniche per ripristinare il corretto schema di lettura nelle cellule muscolari del paziente e stimolare la produzione di nuova distrofina.
Come previsto, nei pazienti è stata riscontrata una risposta immunitaria verso il vettore virale, riconosciuto come agente ‘estraneo’ nell’organismo. Tuttavia, si è sorprendentemente scatenata anche una reazione difensiva contro la distrofina transgenica. L’organismo sembra aver reagito proprio contro la versione normale della distrofina, riconoscendo come ‘estranee’ le porzioni che hanno corretto la proteina. Ciò è stato osservato sia su un paziente con grande Delezione nel gene DMD che in uno con una delezione molto più piccola, suggerendo che non è la grandezza del frammento corretto a determinare la proporzione della reazione difensiva. Un’ulteriore dettaglio è stato trovare che in un paziente la reazione immunitaria contro la distrofina sana era presente, in misura minore, anche prima del trattamento. Questo lascia ipotizzare che alla base della DMD ci sia un meccanismo di autoimmunità, cioè che l’organismo si difende da se stesso, e il trattamento sembra accelerarlo e ingigantirlo.
I dati raccolti in questo studio preliminare sono molto importanti per aiutare a comprendere i processi infiammatori coinvolti nella patologia ed elaborare terapie di successo. Sebbene i risultati di questa prima fase sperimentale non hanno riportato dei benefici concreti nei pazienti trattati, ciò che è stato osservato è utile dal punto di vista scientifico per permettere i passi successivi della ricerca.