graphIn tutti gli approcci terapeutici molecolari e cellulari, mirati a ripristinare l’espressione della proteina distrofina nel muscolo dei pazienti Duchenne/Becker, uno degli interrogativi fondamentali e’ quale sia il livello minimo di proteina sufficiente per contrastare la patologia.
Sappiamo che la distrofina e’ una proteina della membrana della fibra muscolare che agisce da ponte elastico tra l’actina (una proteina contrattile) del citoscheletro e la matrice extracellulare, e che preserva l’integrita’ di membrana durante la contrazione muscolare. L’assenza della proteina distrofina e’ alla base della distrofia muscolare di Duchenne/Becker, patologia in cui il muscolo scheletrico e’ il piu’ colpito ma che vede anche un coinvolgimento cardiaco che si manifesta sia sotto forma di cardiomiopatia dilatativa sia con disturbi del ritmo. Molti studi precedenti hanno dimostrato come alcune mutazioni nel gene della distrofina siano responsabili anche di un’altra patologia che colpisce primariamente il muscolo cardiaco: la cardiomiopatia dilatativa legata al cromosoma X (XLDC). In particolare, alcune mutazioni nella regione inziale del gene (5’-XLDC) sono associate ad un quadro clinico di cardiomiopatia piu’ grave,  con esordio piu’ precoce rispetto ad altre mutazioni localizzate nella parte finale del gene (3’-XLDC). Queste mutazioni determinano inoltre l’assenza della proteina esclusivamente nel cuore, questa viene infatti prodotta, seppur in minima quantita’, nel muscolo scheletrico. I pazienti con 5’XLDC sono pertanto in grado di deambulare, il loro muscolo scheletrico esprime la distrofia (anche se in quantita’ inferiori rispetto ad un soggetto sano) e l’unico segno di un coinvolgimento muscolare subclinico e’ un lieve rialzo dell’enzima creatina fosfochinasi serica (CPK).
Per rispondere dunque alla domanda delle famiglie e dei pazienti, seppure in maniera indiretta, abbiamo studiato l’espressione della distrofina nel muscolo scheletrico di pazienti con 5’-XLDC nei quali avevamo in precedenza identificato la mutazione patologica.
Abbiamo caratterizzato il livello del trascritto (cioe’ la quantità della molecola che sarà tradotta in proteina) e della proteina mediante Western Blotting: i livelli rilevati risultano compresi tra il 29% e il 50% rispetto ai valori presenti nei muscoli di controllo.
Sulla base di queste osservazioni è stato possibile concludere che livelli di distrofina compresi tra il 29% e il 57%, rispetto ai livelli tipici di un muscolo sano, sono sufficienti a mantenere una normale e funzionale organizzazione della membrana muscolare qualora la proteina sia presente in modo uniforme in tutte le fibre muscolari.
Ottenere una distribuzione uniforme dell’espressione della proteina e’ dunque un traguardo fondamentale da raggiungere per poter considerare efficiente un qualsiasi approccio terapeutico.
E’ inoltre interessante notare come il livello piu’ basso di espressione della proteina osservato in questi pazienti (29%) sia molto vicino a quello ottenuto introducendo la proteina in topi mdx, che pertanto rappresentano un buon modello di patologia.