La decisione arriva da un’ordinanza del Tribunale di Milano che stabilisce che se in una coppia un componente è affetto, o portatore, di una malattia genetica grave, tale da poter portare ad un aborto terapeutico da parte della donna, la coppia ha diritto ad ottenere la diagnosi genetica pre-impianto nella struttura sanitaria dove è effettuata la procreazione medicalmente assistita, o al pagamento delle spese per effettuare tale diagnosi in un’altra struttura.

Francesca Ceradini

Una prima importante vittoria, nell’ambito del diritto alla diagnosi pre-impianto per le coppie affette o portatrici di malattie genetiche, era arrivata nel 2015 dopo difficili battaglie. La sentenza del 14 maggio 2015 della Corte Costituzionale ha infatti concesso l’accesso alla procreazione medicalmente assistita (PMA) e alla diagnosi genetica pre-impianto (PDG) non solo alle coppie con problemi di infertilità ma anche alle coppie fertili portatrici di patologie trasmissibili ai figli. Sentenza che è poi entrata in vigore con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale l’11 giugno 2015.

Nonostante questa sentenza, l’accesso alla PDG in strutture sanitarie pubbliche spesso non è garantito. Questa nuova ordinanza del Tribunale di Milano dimostra ora come la diagnosi pre-impianto per malattie genetiche ereditarie gravi rappresenti una prestazione essenziale di assistenza.

Leggete l’articolo pubblicato sull’Osservatorio Malattie Rare
 
 

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