Si è concluso recentemente il progetto “Fisioterapia nella DMD/BMD”, che si è svolto presso la sede del CAD di Alessandria per un totale di 12 mesi e ha ricevuto un cofinanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria.
Il progetto è nato dall’obiettivo a lungo termine di attivare un percorso di informazione e formazione sulla Duchenne e la Becker per le famiglie della Regione Piemonte, al fine di sensibilizzarle sulle corrette terapie da seguire e su un corretto utilizzo degli ausili.
La distrofia è una patologia progressiva e richiede interventi specifici a secondo della fase in cui si trova il ragazzo: nella fase iniziale della patologia, quando il bambino può ancora camminare, è necessario porre in atto degli accorgimenti preventivi per contrastare la debolezza muscolare, le limitazioni articolari e l’affaticabilità, evitando gli inutili tentativi di recuperare il deficit di forza.
Con l’avanzare della patologia, diventa, invece, necessario un corretto utilizzo dei principali ausili (sollevatore, akuakalda, tavoletta motorizzata, Pallone Ambu, misuratore picco di flusso, saturimetro e macchina della tosse). E’ importante, quindi, che i genitori, o i familiari che si prendono cura del bambino o del giovane che convive con la Duchenne o la Becker, possano imparare alcuni semplici esercizi di stretching da praticare da soli e saper utilizzare in modo corretto gli ausili dedicati alla fisioterapia.
All’interno del progetto sono state previste, perciò, consulenze ad hoc per ogni singolo paziente in diverse modalità: telefoniche, a domicilio e presso l’A.O. SS. Biagio ed Antonio e C. Arrigo di Alessandria.
Il trattamento riabilitativo dovrebbe essere personalizzato in base alla fascia di età del paziente e alla gravità della sintomatologia e controllato nel corso della sua applicazione.
Con l’ausilio di un‘assistente sociale, che ha curato anche i rapporti con le famiglie, sono state fornite, in questa ottica, informazioni anche sui servizi presenti sul territorio. La consulenza, laddove necessario, è stata estesa anche ai terapisti delle famiglie e alla scuola attraverso la partecipazione ai GLHO (Gruppo di Lavoro Handicap Operativo costituito dalla famiglia e dalla scuola).
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