Parlare di sport e patologie neuromuscolari trent’anni fa sarebbe risultato paradossale. Eppure oggi sappiamo che diverse discipline sportive sono state adattate e rese possibili anche per chi ha una patologia come la Duchenne. Un esempio concreto, che sta raccogliendo sempre più consensi negli ultimi anni, è l’Hockey in carrozzina elettrica (Electric wheelchair hockey) che nasce, negli anni 80 nel nord Europa, da alcuni ragazzi distrofici, alla ricerca di una disciplina sportiva adatta alle loro esigenze motorie come per le altre disabilità.
Sposando questa idea, un gruppo di ragazzi italiani fonda la prima associazione e successivamente dà vita al campionato italiano di hockey in carrozzina elettrica nei primi anni 90. Negli anni, il movimento italiano è diventato sempre più una realtà affermata, con la creazione della federazione italiana wheelchair hockey (F.I.W.H), ed il riconoscimento da parte del comitato paralimpico, un numero sempre crescente di squadre iscritte al campionato nazionale e soprattutto la possibilità di essere convocati nella nazionale italiana, attualmente tra le migliori al mondo.
L’hockey in carrozzina è praticato in palestra, in un campo di 26×16 metri, con una superficie in legno e delimitato da sponde lisce. Le due squadre che si affrontano sono composte da 5 ragazzi ognuna, un portiere e 4 giocatori di movimento. La composizione delle squadre prevede che ci possano essere simultaneamente in campo solo 3 giocatori che utilizzano la mazza per colpire la pallina, mentre 2 devono essere obbligatoriamente utilizzatori degli “stick”. Gli stick sono due inserti applicati alla carrozzina davanti alle pedane, che consentono di colpire la pallina in movimento.
Questa regola è stata introdotta per esaltare il gioco di squadra e permettere la partecipazione attiva di qualsiasi ragazzo anche con le forme più gravi di disabilità.
In Italia su tutto il territorio sono presenti molti team di wheelchair hockey che organizzano frequentemente giornate di prova per far conoscere questo sport emergente, nel 2016 ci saranno i campionati Europei quindi … perché non provare!
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Per un futuro di qualità e un mondo con una cura per la distrofia muscolare di Duchenne e Becker.
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