Un farmaco antivirale, attualmente in corso di sperimentazione clinica in Europa per combattere le infezioni da epatite C, potrebbe rivelarsi utile per ridurre i danni muscolari in diverse forme di distrofia muscolare.
Questo è ciò che si evince da uno studio americano pubblicato a Marzo sulla rivista scientifica Nature Medicine. Ma cosa c’entrano le distrofie muscolari con l’epatite C (HCV)? In realtà tutto viene ricollegato ai mitocondri, quei piccoli organelli che si trovano nel citoplasma delle cellule e che vengono “colpiti” quando si verificano danni cellulari di vario genere.
Nel caso della distrofia muscolare di Duchenne e Becker, l’assenza o il malfunzionamento della Distrofina va ad intaccare l’integrità della membrana delle cellule muscolari. Ciò va a creare un flusso anomalo di sostanze dannose per il muscolo, quali il calcio, che entrano nelle cellule. A questo punto, l’influsso di alte concentrazioni di calcio attiva i mitocondri che sono pronti ad assorbire la sostanza per salvaguardare la cellula. Il problema è che quando le concentrazioni diventano troppo alte i mitocondri si rigonfiano fino a rompersi e riversare tutto il calcio assorbito nella cellula. Questa situazione porta velocemente ad un’esplosione e morte delle cellule muscolari, un processo che determina la progressiva distruzione delle fibre muscolari tipica della distrofia muscolare.
Il farmaco in fase II di sperimentazione clinica, chiamato Debio-025 e messo a punto da Debiopharm (un’azienda farmaceutica svizera) per limitare i danni cellulari causati da HCV, agisce proprio a livello dei mitocondri. In particolare, Debio-025 è un inibitore della ciclofilina D, la proteina che regola la permeabilità della membrana dei mitocondri e che è quindi responsabile della capacità di questi organelli di assorbire grandi quantità di calcio in situazioni patologiche. Con l’inibizione della ciclofilina D i mitocondri diventano meno permeabili alle sostanze nocive e rimangono intatti.
I ricercatori americani hanno voluto testare l’effetto di Debio-025 sulla distrofia muscolare e per fare ciò hanno usato due diversi tipi di topo da laboratorio: il topo Scgd-/- (topo modello per la distrofia dei cingoli) e il topo mdx. Gli esperimenti preliminari, condotti mediante somministrazione del farmaco due volte al giorno per sei settimane consecutive, hanno dato dei risultati incoraggianti. I ricercatori hanno potuto evidenziare un miglioramento dello stato delle fibre muscolari a livello del diaframma e dei quadricipiti, accompagnato da una riduzione del fenomeno di fibrosi.
Questi risultati rappresentano ora il punto di partenza per approfondire, sempre a livello pre-clinico, gli effetti del Debio-025 nella distrofia muscolare e valutare se questa molecola potrebbe, in futuro, diventare un potenziale nuovo farmaco terapeutico per la DMD. E’ sempre importante ricordare che i successi ottenuti sui topi non possono essere direttamente estrapolati sugli uomini, hanno bisogno di tutta una serie di riconferme e di integrazioni sperimentali quali l’efficacia, il dosaggio e la non tossicità.
E’ comunque incoraggiante sapere che la ricerca va avanti e che un ulteriore farmaco potrebbe aggiungersi a quella lista di “possibili terapie” per la DMD.
Francesca Ceradini